Carne Sì o No? Cosa ci dice la Scienza

Pubblicato il 24 marzo 2025 alle ore 16:00

Quando si parla di carne, le opinioni sono spesso polarizzate: c’è chi la demonizza senza appello e chi la difende a spada tratta. Ma la scienza ci porta a una comprensione più profonda, oltre le facili etichette. È fondamentale non lasciarsi influenzare da preconcetti o mode del momento, ma restare aperti a informazioni accurate e basate su evidenze. Questo articolo non vuole essere un punto di arrivo, ma un’occasione per approfondire e fare scelte alimentari consapevoli, lontano da estremismi o allarmismi.

Molti credono che per avere una dieta sana sia necessario mangiare carne ogni giorno o quasi. Ma è davvero così? Partiamo dal presupposto che la carne, se consumata con equilibrio, può far parte di un’alimentazione sana. Non è il consumo in sé ad essere dannoso, ma come e quanto la consumiamo. La questione non riguarda solo la carne, ma l’intero approccio alla dieta: come scegliamo di mangiare, da dove provengono i nostri alimenti, e come li prepariamo ma cerchiamo di guardare insieme alcuni punti.

Carne e salute: Un equilibrio delicato

La carne è una delle fonti principali di proteine, vitamine e minerali essenziali per il nostro corpo. La carne rossa, in particolare, è ricca di proteine di alta qualità, vitamina B12 (fondamentale per il sistema nervoso e la produzione di globuli rossi) e ferro eme, che è facilmente assimilabile rispetto al ferro contenuto nei vegetali. Inoltre, contiene zinco, che supporta il sistema immunitario e favorisce la crescita e la riparazione dei tessuti.

Tuttavia, sebbene la carne abbia benefici nutrizionali importanti, il consumo eccessivo può portare a dei rischi. La questione non è tanto l'assunzione di carne in sé, ma l'eccesso e la qualità della carne che consumiamo. La carne lavorata e quella proveniente da allevamenti intensivi, ad esempio, può essere fonte di rischi per la salute (Pan et al., 2012; Micha et al., 2012).

Carni lavorate: Un rischio per la salute

Un'area di grande preoccupazione riguarda appunto le carni lavorate. Si parla di carne lavorata quando la carne subisce trattamenti come salatura, affumicatura, fermentazione o aggiunta di conservanti per aumentarne la durata. Alcuni esempi comuni includono salumi, salsicce, bacon e carne in scatola.

La carne lavorata è stata classificata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come "carcinogena per l'uomo" (Gruppo 1) a causa del suo legame con un aumento del rischio di cancro del colon-retto. Studi epidemiologici hanno dimostrato che il consumo regolare di carne lavorata è associato a un rischio significativamente maggiore di malattie croniche, tra cui tumori e malattie cardiovascolari (IARC, 2018; World Health Organization, 2015). Ciò è dovuto alla presenza di nitriti e nitrati, che vengono utilizzati come conservanti e che, durante la cottura o la digestione, possono trasformarsi in composti cancerogeni come le nitrosamine.(Cross et al., 2007).

La carne e la formazione di molecole dannose

Un altro aspetto che riguarda il consumo di carne è la sua preparazione. Quando la carne viene cotta ad alte temperature, come durante la grigliatura, la frittura o la cottura al forno, si formano composti chimici potenzialmente dannosi, tra cui le ammine eterocicliche (HCA) e gli idrocarburi policiclici aromatici (PAH). Queste sostanze sono riconosciute come cancerogene in grado di danneggiare le cellule e aumentare il rischio di sviluppare tumori, in particolare quelli del colon, del pancreas e del seno (Bingham et al., 2002).

Le ammine eterocicliche si formano quando le proteine della carne si combinano con i carboidrati ad alte temperature. Gli idrocarburi policiclici aromatici, d'altra parte, si sviluppano quando i grassi della carne gocciolano sulle superfici calde, creando fumo che può depositarsi sulla carne stessa. L'adozione di metodi di cottura più delicati, come la cottura al vapore o al forno a bassa temperatura, può ridurre la formazione di queste sostanze nocive.

Non solo, va considerata anche un'altra questione, quella riguardante la cadaverina e la putrescina ossia due ammine biogene che si formano durante il processo di decomposizione delle proteine, in particolare in carni che non vengono conservate correttamente o che sono in fase di deterioramento. Queste sostanze sono prodotte dai batteri intestinali durante la digestione, ma anche prima della digestione, se la carne non è stata conservata correttamente o è stata contaminata da batteri.

La formazione di queste ammine non dipende esclusivamente dal processo digestivo umano, ma anche dalla qualità e dalla freschezza della carne al momento del consumo. In altre parole, se la carne è mal conservata (ad esempio se è stata lasciata troppo a lungo a temperatura ambiente o conservata in modo inadeguato), le proteine possono cominciare a decomporsi, favorendo la crescita di batteri che producono queste sostanze.

Queste due ammine, in elevate concentrazioni, sono considerate tossiche per l'organismo. Sebbene la loro produzione durante la digestione della carne non sia inevitabile, un'elevata quantità di carne conservata male o consumata in grandi quantità può aumentare la produzione di queste sostanze nel nostro intestino. Dunque, quando consumiamo carne di scarsa qualità, i batteri intestinali possono produrre queste ammine biogene come la cadaverina e la putrescina, che possono contribuire a disturbi intestinali come l'infiammazione e la permeabilità intestinale (Czerwiński et al., 2020).

L'importanza di ridurre i consumi di carne a favore dei vegetali

Mentre non è necessario eliminare completamente la carne dalla dieta, un approccio più equilibrato che preveda un consumo moderato di carne di alta qualità è sicuramente la scelta migliore per la salute. In particolare, ridurre il consumo di carne rossa e lavorata e preferire carne proveniente da allevamenti sostenibili e senza antibiotici è un passo fondamentale per prevenire rischi per la salute.

Un'alimentazione ricca di vegetali, legumi, frutta, verdura e cereali integrali, invece, fornisce tutti i nutrienti necessari per mantenere il corpo sano. La fibra contenuta in questi alimenti è fondamentale per il benessere intestinale. La fibra solubile, in particolare, agisce come prebiotico, favorendo la crescita di batteri intestinali benefici (leggi questo articolo per approfondimenti). Questo processo contribuisce a ridurre l'infiammazione e a migliorare la barriera intestinale, prevenendo disturbi come la permeabilità intestinale e promuovendo un microbiota sano (Gibson et al., 2018).

Un'ulteriore riflessione sulle proteine vegetali

Molti sottovalutano le alternative vegetali alle proteine animali. Legumi, semi, noci, tofu e tempeh sono eccellenti fonti di proteine di alta qualità, che contengono anche una buona quantità di fibre e altri micronutrienti. Questi alimenti non solo contribuiscono al benessere generale, ma sono anche essenziali per favorire una buona salute intestinale.

Inoltre, una dieta a base vegetale è solitamente ricca di acidi grassi insaturi, che hanno effetti positivi sul cuore e riducono l'infiammazione. La sostituzione della carne con alternative vegetali è un modo efficace per ridurre l'assunzione di grassi saturi e promuovere la salute cardiovascolare.

In sintesi: La chiave sta nell'equilibrio

Non bisogna demonizzare la carne, ma è essenziale essere consapevoli dei rischi legati a un consumo eccessivo, soprattutto di carne rossa e lavorata. La strada migliore per una salute duratura è una dieta equilibrata, che includa una varietà di cibi vegetali e carne di alta qualità, consumata con moderazione.

Se la si vuole consumare, la carne può senz’altro far parte di una dieta sana, ma il vero segreto per il benessere sta nel bilanciare correttamente i vari gruppi alimentari. È fondamentale garantire un apporto adeguato di fibra, micronutrienti e grassi sani. Per migliorare la nostra salute, dobbiamo ridurre al minimo il consumo di carne rossa e lavorata, preferendo carne di qualità, e dare maggiore spazio a frutta, verdura e cereali integrali variandoli nel corso della settimana. Così facendo, nutriamo il corpo e l’intestino in modo ottimale, costruendo una base solida per il nostro benessere a lungo termine.

 

Riferimenti bibliografici:

Bingham, S. A., et al. (2002). "Does the consumption of red meat and processed meat cause cancer?" The European Journal of Clinical Nutrition, 56(4), 207-212.

Cross, A. J., et al. (2007). "A prospective study of red and processed meat intake in relation to cancer risk." PLoS Medicine, 4(12), e345.

Czerwiński, J., & Aherne, G. W. (2020). "Dietary amines and their potential role in the pathogenesis of disease." Food Research International, 130, 108865.

Gibson, G. R., et al. (2018). "Dietary modulation of the gut microbiome and its implications for human health." Gut Microbes, 9(3), 103-110.

IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans. (2018). Red Meat and Processed Meat. Volume 114. International Agency for Research on Cancer.​

Pan, A., Sun, Q., Bernstein, A. M., Schulze, M. B., Manson, J. E., Stampfer, M. J., Willett, W. C., & Hu, F. B. (2012). Red meat consumption and mortality: results from 2 prospective cohort studies. Archives of Internal Medicine, 172(7), 555–563.​

Micha, R., Michas, G., & Mozaffarian, D. (2012). Unprocessed red and processed meats and risk of coronary artery disease and type 2 diabetes—an updated review of the evidence. Current Atherosclerosis Reports, 14(6), 515–524.​

World Health Organization (2015). "Q&A on the carcinogenicity of the consumption of red meat and processed meat." WHO.

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