Spesso, nella vita, ci ritroviamo a fare scelte piuttosto affrettate, a etichettare le cose come buone o cattive senza mettere in conto che potrebbero esserci più sfumature. Nell’ambito della nutrizione questo accade spesso: molte persone tendono a vedere gli alimenti in bianco e nero, classificandoli come “sani” o “non sani” in base ad un singolo parametro, come l’indice glicemico o il contenuto di zucchero. Sicuramente è possibile che alcuni alimenti siano ormai nell’opinione comune considerati “non sani” a seguito di innumerevoli comprovati studi ma è anche vero che ne esistono tanti altri per i quali non è semplice prendere una posizione netta a riguardo ed infatti la realtà richiede attenzione ai dettagli, e se non andiamo oltre le apparenze rischiamo di perdere di vista il quadro complessivo.

Ecco che cadere nella trappola del “o tutto o niente” è presto fatto, eppure i fattori che influenzano la qualità di un alimento sono molteplici come la modalità con cui viene coltivato (se parliamo di frutta o verdura) o come viene allevato (se parliamo di un derivato animale), come lo prepariamo, se lo abbiniamo o meno con altri cibi e in quale quantità lo consumiamo. Perfino gli utensili con cui viene a contatto, si pensi alle padelle, possono determinare la sua qualità finale. Andare oltre le apparenze è fondamentale per una nutrizione consapevole e salutare, ed è qualcosa che si riflette in tanti aspetti della vita di tutti i giorni.
Dunque, come possiamo davvero capire cosa fa bene al nostro corpo? E quali fattori dovremmo considerare prima di etichettare un alimento come 'sano' o 'dannoso'? La risposta non è così semplice e richiede di analizzare diversi aspetti. Per questo motivo, nei prossimi quattro articoli approfondirò i fattori principali che influenzano la qualità e l’impatto degli alimenti sulla nostra salute. In questo primo articolo, ci concentreremo sulla differenza tra indice glicemico e carico glicemico, e su come le combinazioni alimentari possono modificare la risposta del nostro organismo.
Indice glicemico vs. Carico glicemico: un errore comune
Quando si parla di indice glicemico (IG), molte persone attente a quello che mangiano, tendono ad evitare completamente alimenti con un IG alto, come pane bianco, patate o riso, pensando che siano dannosi per la glicemia. Tuttavia, l'IG da solo non racconta tutta la storia. È qui che entra in gioco il carico glicemico (CG), che combina l’IG con la quantità di carboidrati presenti in una porzione di alimento. Così, un alimento con un IG alto ma con pochi carboidrati per porzione può avere un impatto glicemico relativamente basso.
Esempio 1: le carote
Le carote hanno un IG relativamente alto, ma a causa della loro bassa quantità di carboidrati, il loro carico glicemico è basso. Eliminarle dalla dieta pensando che abbiano un IG alto è un errore, poiché non si considera la loro porzione effettiva. In realtà, le carote sono ricche di beta-carotene, luteina, zeaxantina, fibre, vitamine (A, C, K), minerali (potassio) che favoriscono la vista, il sistema immunitario, la salute cardiaca e hanno proprietà antiossidanti, il tutto a un basso contenuto calorico.
Esempio 2: la pasta
La pasta, soprattutto se al dente, ha un IG più basso rispetto al riso bianco, cotto e ben cotto. Ma se la pasta viene consumata con una fonte di grassi e proteine, come un piatto di pasta con olio d’oliva e pomodoro, l’assorbimento dei carboidrati rallenta notevolmente. Questo dimostra come l’interazione tra gli alimenti possa modificare l’effetto glicemico.
Preparazione e combinazioni: come cambia il risultato
La preparazione degli alimenti e la loro combinazione con altri cibi può fare una grande differenza nell’effetto che hanno sul nostro corpo. Ecco dove molte persone commettono errori, escludendo cibi come le patate solo perché considerate “cattive” per la glicemia, senza sapere che il loro impatto cambia in base alla modalità di preparazione.
Esempio 3: le patate
Le patate sono spesso accusate di aumentare rapidamente i livelli di glicemia a causa del loro alto IG. Tuttavia, se vengono raffreddate, l’amido si trasforma in amido resistente, che non viene digerito come l’amido normale e ha un impatto glicemico ridotto. Quindi, consumare patate fredde in un’insalata potrebbe essere una scelta migliore rispetto a mangiarle calde come purè.
Un altro aspetto fondamentale che spesso viene sottovalutato, ma che ha un impatto significativo sulla digestione e sull’assorbimento degli zuccheri, è la fibra. Gli alimenti ricchi di fibra, come quelli integrali, legumi, verdure e frutta, non solo rallentano l’assorbimento degli zuccheri, ma aiutano anche a mantenere stabile il livello di glicemia, riducendo i picchi glicemici.
La fibra agisce come un “tamponatore” che rallenta la velocità con cui gli zuccheri entrano nel flusso sanguigno, prevenendo rapidi aumenti di glicemia. Inoltre, la fibra solubile, presente in alimenti come avena, legumi e frutta, aiuta a ridurre il colesterolo e a migliorare la salute intestinale.
Esempio 4: il pane integrale vs. pane bianco
Anche se entrambi i tipi di pane contengono carboidrati, il pane integrale, grazie alla sua alta quantità di fibra, avrà un impatto glicemico molto più basso rispetto al pane bianco, che invece ne è privo. La fibra del pane integrale rallenta la digestione dei carboidrati, riducendo i picchi glicemici e migliorando la sensazione di sazietà.
Di conseguenza, è sempre preferibile scegliere pane e altri prodotti integrali, non solo per la loro fibra, ma anche per la loro capacità di moderare la risposta glicemica.
Alcuni potrebbero chiedersi se consumare pane bianco con verdure non possa comunque essere una scelta valida, dato che la fibra delle verdure aiuta. La risposta è che, sebbene il pane bianco con verdure sia comunque migliore rispetto al solo pane bianco, la scelta ideale resta il pane integrale, che conserva il germe di grano, apportando vitamina E (antiossidante), vitamine del gruppo B (fondamentali per il metabolismo) e minerali come magnesio, ferro e zinco. Inoltre, contiene fitocomposti e lignani, con effetti protettivi per la salute.
Esempio 5: il riso
Il riso bianco ha un IG alto, ma se viene raffreddato, come nel caso del riso per il sushi, parte del suo amido diventa resistente e viene digerito più lentamente. Così, l’impatto sulla glicemia è meno significativo. Lo stesso discorso vale per il pane: la modalità di preparazione può fare una grande differenza.
Fibra: il fattore che fa la differenza
Come abbiamo visto, la fibra gioca un ruolo cruciale nel rallentare l’assorbimento degli zuccheri e nel mantenere stabile la glicemia. Non solo migliora la digestione, ma aiuta anche a gestire i livelli di colesterolo e favorisce la salute intestinale. Quando scegliamo alimenti ricchi di fibra, come i legumi, i cereali integrali e la frutta, stiamo facendo una scelta che non solo aiuta la glicemia, ma promuove anche il benessere generale del nostro corpo.
In conclusione, per valutare la qualità degli alimenti non basta fermarsi a un singolo parametro come l’indice glicemico. È importante considerare vari fattori, come la preparazione, le combinazioni alimentari e la presenza di fibra, che possono influenzare notevolmente l’impatto degli alimenti sulla nostra salute. Essere consapevoli di questi aspetti ci aiuta a fare scelte più equilibrate e informate nella nostra alimentazione. Leggi il prossimo articolo su questo tema!
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